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La rivoluzione green:
Open scope RAEE

Il riciclo dei RAEE contribuisce alla sostenibilità ambientale. L’industria meccanica è pronta.

Il 15 agosto è entrato in vigore l’Open scope che amplia le categorie di prodotti funzionanti con la corrente elettrica che devono essere recuperati e riciclati. Sono i cosiddetti RAEE, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

L’Italia recepisce così la direttiva Weee, nata nel 2002 e aggiornata nel 2012. La precedente versione della direttiva individuava 10 categorie di prodotto come campo di applicazione. Una classificazione che escludeva, però, una serie di tecnologie difficilmente inquadrabili come AEE. Con l’aggiornamento della direttiva, che rimodula le categorie in un regime aperto (detto appunto Open scope), una serie di prodotti rientrano nel campo di applicazione del Decreto Legislativo 49/2014. Si ragiona a inclusione e non più a esclusione. E i produttori avranno nuovi obblighi da rispettare.

Qual è la ragione dell’open scope?

"È la possibilità concreta per salvaguardare l’ambiente», dice Giuliano Maddalena, direttore del consorzio Ecoped. «Oggi c’è un problema oggettivo di risorse naturali. Nel corso dell’anno si calcola il momento nel quale l’estrazione di materie prime è superiore alla disponibilità effettiva che la Terra può sostenere. Nel 2017 questo termine ultimo è stato registrato il 2 agosto. Da quella data in poi abbiamo fatto violenza alla reale condizione del pianeta. Si è ormai certi che entro il 2030 alcuni elementi che costituiscono le apparecchiature elettriche non saranno più sufficienti a soddisfare le esigenze crescenti del mercato. Per questo, il riciclo di alcuni elementi di tali prodotti è entrato a far parte della norma tanto ne si riconosce la necessità. I RAEE sono le nuove miniere urbane. 


Sono tanti i settori merceologici interessati dall’Open scope. Dell’industria meccanica le tecnologie per riscaldamento e climatizzazione, il materiale elettrico da installazione, i motori elettrici, i trasformatori, i generatori, i cogeneratori, le casseforti, il trattamento acque, le serrature elettriche, le elettropompe, la rubinetteria e automatismi per serramenti. In particolare, i settori tecnologici con cui il Consorzio ha lavorato a stretto contatto con le associazioni sono Assoclima per i sistemi di climatizzazione, Assotermica per gli apparecchi per impianti termici, Assopompe per le elettropompe e Unac per gli automatismi per serramenti.
Tra questi alcuni sono particolarmente toccati come il condizionamento professionale fino a oggi escluso.


Lo studio fatto tra Ridomus, Anima e Politecnico ha evidenziato che ogni anno si immettono sul mercato oltre 300.000 apparecchiature professionali tra pompe di calore, condizionatori, ventilconvettori e unità di trattamento dell’aria. Si tratta di oltre 15.000 tonnellate di prodotti con una presenza di metalli che arriva anche all’85%. Significa che circa 10.000 tonnellate tra rame, ferro, alluminio potrebbero non essere correttamente riciclate. La semplice macinazione da parte di impianti non qualificati, al fine di estrarre al minor costo questi metalli, rischia di disperdere in ambiente il gas contenuto in queste apparecchiature. Si contano oltre 2000 tonnellate di gas fluorurati che i produttori, anno dopo anno, rendono sempre più efficiente ed ecologico ma che è necessario intercettare e gestire correttamente. Un altro caso sono le caldaie a gas. Ogni anno se ne vende per uso domestico oltre 1 milione per quasi 40.000 tonnellate composte per l’80% di metallo. Ma è necessario mettere in sicurezza il prodotto ed estrarre, prima della macinazione, la fibra ceramica che isola la camera di combustione. Questa parte rappresenta solo l’1% in peso, ma è fondamentale prevenirne le dispersioni nell’ambiente.


"Le singole associazioni di categoria hanno svolto un lavoro di analisi e di costruzione dei modelli condivisi di approccio alle normative. Hanno voluto promuovere un approccio più virtuoso di “inclusione” e favorire un’applicazione alla disciplina RAEE coerente e uniforme, sia a livello nazionale che europeo, evitando, per quanto possibile, penalizzazioni o distorsioni sul mercato. I Consorzi Ecoped e Ridomus hanno lavorato insieme ad alcune associazioni federate ad Anima, spesso contribuendo alla definizione di un position paper per ogni singola tecnologia», dice il direttore Andrea Orlando.


Mettetevi in contatto con gli esperti che il “vostro consorzio” vi mette a disposizione!

Tel: 800.151.188     |     Mail: infosoci@ecoped.org